BREVI APPUNTI DI MUSICOTERAPIA NEUROLOGICA

BREVI APPUNTI DI MUSICOTERAPIA NEUROLOGICA

 In questo scritto parto dall’articolo di Eckart Altenmuller “Il dono di Apollo: nuovi aspetti della musicoterapia neurologica” per rifettere su alcuni aspetti del mio lavoro, ponendo attenzione in particolare a due situazioni che seguo da tempo e di cui ho già parlato in questo blog: Luca con ADHD e spettro autistico ed Alessio con Sindrome di Angelmann. A titolo di esemplificazione, ho inserito alcuni brevi video che introdurranno e seguiranno il flusso di questi spunti di musicoterapia. 

Plasticità Cerebrale e Musica

“Le attività di ascolto musicale e di produzione musicale coinvolgono un gran numero di regioni cerebrali, e sono potenti strumenti per coinvolgere reti multisensoriali e motorie, indurre cambiamenti all’interno di queste reti e favorire collegamenti tra regioni cerebrali lontane, ma funzionalmente correlate, con una pratica musicale continua e permanente. Questi effetti multimodali della musica, insieme alla capacità della musica di attingere al sistema di emozioni e ricompense nel cervello, possono essere utilizzati per facilitare e migliorare gli approcci terapeutici orientati alla riabilitazione e al ripristino di disfunzioni neurologiche e menomazioni di un disturbo cerebrale acquisito o congenito”.

Il cervello è una struttura organizzata in modo altamente dinamico che cambia e si adatta come conseguenza delle attività e delle richieste imposte dall’ambiente. E’ stato provato che l’attività musicale è un potente stimolo per questo tipo di adattamento cerebrale o plasticità cerebraleLa plasticità cerebrale si osserva meglio in compiti complessi, inclusi, ad esempio, movimenti temporalmente precisi con un’elevata pertinenza comportamentale. Questi comportamenti sono solitamente accompagnati da eccitazione emotiva ed attivazione motivazionale del sistema di ricompensa.

“E’stato dimostrato negli strumentisti il miglioramento della densità della materia grigia nelle regioni sensoriali-motorie corticali, nelle regioni uditive, nella corteccia prefrontale sinistra e nel cervelletto. Rispetto al corpo calloso più ampio nei musicisti, sembra plausibile ipotizzare che l’alto grado di coordinamento tra le due mani e il rapido scambio di informazioni possano stimolare la crescita delle fibre nervose, la loro mielinizzazione, che determina la velocità di conduzione nervosa – o prevenire la perdita fisiologica del tessuto nervoso durante l’invecchiamento”

Inoltre, musicisti rispetto ai non musicisti  sembrano avere un volume più grande della materia grigia del  cervelletto. Il cervelletto gioca un ruolo nella sincronizzazione del tempo, nella precisione e nella coordinazione delle azioni motorie, un aspetto importante delle attività musicali strumentali.
Sembra quindi che l’ascolto possa guidare anche la produzione dei suoni, suonare uno strumento, cantare.
LA MUSICOTERAPIA: ALESSIO
Ciò che si legge nelle righe di questa pubblicazione scientifica lo posso dimostrare nella pratica concreta, come nel caso di Alessio, di cui alcune informazioni introduttive sul suo percorso in musicoterapia sono riportate in questo scritto: Suonare, una sfida che si può vincere
Come si può vedere dai video qui sotto inseriti, oltre alle difficoltà dello sviluppo già comprese nella sua malattia, Alessio presenta una malformazione alle mani, in special modo alle dita della mano sinistra, che non era in grado di articolare e muovere spontaneamente; erano presenti tremori che ne ostacolavano anche la direzione e la stabilità. Nonostante questo, una forte motivazione a voler suonare e una grande tenacia lo ha reso in grado progressivamente di muovere le dita, coordinarle, eseguire movimenti. Esperienze giocose e condite di leggerezza lo hanno aiutato a provare ripetutamente e con determinazione per trovare un proprio ritmo interno su cui modellare il movimento fisico delle dita; riuscire ad eseguire le note sui tasti del pianoforte e la soddisfazione di esserne capace, hanno contribuito a rendere il movimento privo di grossi tremori diventando man mano più controllato, preciso, ordinato. Associa i suoni ai movimenti e si orienta abbastanza bene sulla tastiera del pianoforte, riconoscendo le note musicali attraverso un percorso costituito da esperienze di associazioni tra corpo-suono-gesto, di cui scriverò in futuro.
E come si può leggere sotto, il feedback positivo del piacere che deriva da questa esperienza, sostiene e rinforza continuamente l’opportunità di apprendere, comprendere, sperimentare altre possibilità, in una circolarità di emozioni positive. Attraverso la musica riesce quindi a svolgere compiti complessi che non venivano contemplati nelle sue possibili competenze, modificando in qualche modo il funzionamento delle sue strutture interne.

 

 

Il ruolo motivazionale ed emozionale dell'esperienza musicale.

“Molte attività musicali, quali suonare uno strumento o cantare, sono esperienze gratificanti, caratterizzate da curiosità, vivacità, energia e vigore. Questo aspetto è associato ad una sostanza, la dopamina, un neurotrasmettitore che si trova nel cosiddetto sistema mesolimbico, una parte importante del cervello legato alle emozioni. La dopamina gioca un ruolo dominante nella neurobiologia della ricompensa, dell’apprendimento e della dipendenza. Praticamente tutte le droghe d’abuso, inclusa l’eroina, l’alcol, la cocaina e la nicotina attivano i sistema dopaminergici. Le cosiddette ricompense naturali, quali le esperienze musicali ed altre positive interazioni sociali,  attivano allo stesso modo i neuroni dopaminergici e sono potenti aiuti per l’attenzione e l’apprendimento.  E’ interessante osservare che esiste uno stretto legame tra attività dopaminergica, memoria ed apprendimento, che a loro volta promuovono adattamenti plastici nelle aree cerebrali coinvolte nei compiti di apprendimento.

LA MUSICOTERAPIA: LUCA

Anche il percorso di Luca è un esempio positivo e concreto degli studi di cui scrive Altenmuller. Il bambino, oltre a difficoltà apprendimento, di attenzione e alla fatica di non riuscire a vivere serenamente le proprie emozioni, presentava qualche importante difficoltà di coordinazione e non riusciva a muovere singolarmente le dita, faticava a percepirle e ad eseguire dei semplici movimenti indipendenti. Una spiccata musicalità creativa e una potente vivacità lo hanno motivato a voler suonare il pianoforte. Inizialmente, le frequenti frustrazioni dovute al non riuscire ad articolare spontaneamente le dita e quindi a suonare, lo portavano ad un rifiuto deciso dell’esperienza, ma il percorso è fluito attraverso continui giochi musicali che si sono rivelati un’importante spinta, nutrita dal senso del piacere e del divertimento, che ha permesso di superare le iniziali difficoltà fisiche ed emozionali.

Nel primo video (maggio 2018) riesce ad eseguire un piccolo brano con le due mani alternate e nel secondo un altro brano (ottobre 2018) a due mani indipendenti. In entrambi si nota una grande attenzione, ascolto, calma, precisione, l’esecuzione continua, insieme a molta soddisfazione personale. Attraverso un percorso che voleva unire il piacere ad obiettivi volti a migliorare le funzioni esecutive, ho iniziato un’esperienza di apprendimento musicale, per orientarsi sulla tastiera, per la conoscenza delle note, arrivando alla costruzione di semplici spartiti facilmente fruibili. Ho cercato così di portare avanti un lavoro cognitivo e di memorizzazione che è stato supportato dal suo naturale istinto per la musica, che lo sta lentamente guidando alla conoscenza e alla lettura musicale.

A livello emozionale ora riesce a vivere molto più serenamente le frustazioni. Sembra davvero che le emozioni positive connesse alla possibilità di suonare sia musica appresa e strutturata che improvvisata, lo stiano aiutando ad espandere le sue capacità e a poterle mostrare e dimostrare, nella bellezza dell’esperienza vissuta.

“La serotonina è un altro importante neurotrasmettitore per la plasticità cerebrale indotta dalla musica. E’ comunemente associata alle sensazioni di soddisfazione che derivano dai risultati attesi, mentre la dopamina è associata a sentimenti di piacere basati su ciò che è nuovo o inatteso. […]Da vari studi emerge che i livelli di serotonina sono significativamente più alti quando le persone ascoltano musica piacevole, coinvolgendo una rete di strutture cerebrali legate alle emozioni, quali  il nucleus accumbrens, l’ipotalamo e l’insula. Si crede che questo network sia coinvolto nella regolazione delle risposte autonome e fisiologiche a stimoli gratificanti ed emozionali”.

“Il piacere intenso in risposta alla musica può portare inoltre al rilascio di dopamina. Tali risultati possono aiutare a spiegare perché la musica è di così alto valore in tutte le società umane. Come detto sopra, l’attivazione dopaminergica regola e intensifica l’eccitazione, la motivazione e supporta la formazione della memoria episodica e procedurale equindi contribuirà alla memorizzazione di stimoli uditivi che producono risposte emotivamente forti”.

L'IMPROVVISAZIONE DI LUCA

Qui sotto un piccolo ritaglio di una bellissima improvvisazione con Luca. Ciò che emerge, che è chiaramente visibile, è il suo star bene, la naturalezza con cui vive questa esperienza, la sua capacità istintiva di creare e mettersi in relazione con la musica e attraverso la musica, il senso di soddisfazione nel riuscire a farlo… E’ certamente necessario un supporto empatico che lo permetta, un ascolto che dia spazio al sentire per dare luce alle possibilità che esprime ma anche a quelle che non sa esprimere.

Ogni processo richiede fiducia, lo spazio dell’attesa e della meraviglia.

 

Marzia Da Rold

Per informazioni: 331.4827177  –  marzia@lotoarmonico.it

Articolo tratto da: Apollo’s gift; new aspects of neurologic music theraphyEckart Altenmüller* and Gottfried Schlaug

 

 

 

 

 

 

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