HILDEGARD VON BINGEN E LA SINDROME DI RETT

HILDEGARD VON BINGEN E LA SINDROME DI RETT

Una Santa medioevale, musicista, guaritrice e visionaria di fronte a una grave malattia

Quali relazioni Hildegard Von Bingen possa avere con particolari patologie neurologiche ce lo potrebbe spiegare Ester, una ragazza ospite di una RSA (Struttura Sanitaria Assistenziale) di Belluno con la Sindrome di Rett. Ester è un nome fittizio. La Sindrome di Rett comporta un grave ritardo psicomotorio, stereotipie alle mani, rigidità nella muscolatura, notevoli difficoltà respiratorie ed assenza di linguaggio.

Da diverso tempo la seguo in Musicoterapia all’interno di un lavoro di equipe con gli educatori e le psicologhe di riferimento. Le sue sono sessioni settimanali.

Fin da subito ho notato la sua particolare attenzione alla mia voce, ai canti che le proponevo, a tutte le modulazioni vocali proposte. A questo Ester rispondeva sempre molto bene, rilassando la sua rigidità ed aprendosi, diminuendo le apnee respiratorie, sorridendo, a volte emettendo lei stessa dei piccoli suoni… una straordinaria possibilità per lei, che la voce non la può utilzzare e che in generale anche nella comunicazione non verbale ha poche chances di farsi comprendere!

In questo contesto si inserisce  O DULCIS DIVINITAS, il brano di Hildegard von Bingen di cui allego qui sotto una mia registrazione e, alla fine, un video

Ho introdotto il brano di Hildegard von Bingen per la semplice ragione che mi sono resa conto che l’intervallo di quinta, in lei come in altre situazioni, è sempre stato un amplificatore, e la portava ad aprirsi, distendersi; molta musica sacra medievale inizia con salti di quinta, amavo questo brano di Hildegard, ed iniziando a cantarlo, dapprima solo con un breve incipit vocale, senza parole, osservavo qualcosa di particolarmente intenso nel suo modo di reagire, sembrava che ne godesse della bellezza, e che questo piacere le regalasse vitalità, respiro. E nel continuare a cantare le tensioni si scioglievano, il respiro si amplificava, e anche la sua luce aumentava. C’è un’immediata reazione fisica, evidente, manifesta un’attenzione sconosciuta e un andare verso l’altro, in un intenso piacere che la porta persino a ridere.

A volte, nella richiesta di cantare assieme a me emette suoni vocali acuti, come se la mia voce incontrasse la sua voce, non detta, non espressa, ma totalmente presente dentro di sè. Il desiderio di esserci, di partecipare alla Vita e di rendersi parte di qualcosa di bello e coinvolgente che gratifica nell’anima e fa bene al corpo trova nella voce una qualità trasformativa potente, la vibrazione dell’essere che trova spazio nell’esistere.

E come se non bastasse, l’efficacia maggiore era destinata a quando la cantavo in Re. Ester ha una capacità straordinaria di sentire il suono su di sè e la tonalità di Re minore la tocca sensibilmente più delle altre… forse è la sua frequenza di risonanza? Forse l’alchimia di vibrazioni che ne esce stimola il suo essere in modo tale da donarle un’armonia diversa dalle altre?

Non ho a disposizione risposte scientifiche in tutto questo…posso solo affidarmi al beneficio che io ed il personale sociosanitario della struttura osserviamo rispetto al suo amore per la vocalità ed il canto, posso dare spazio all’intuizione e mettere in campo le mie conoscenze in materia di musica, di terapia, di musicoterapia.

Posso poi anche fare considerazioni di altra natura, appartenenti al campo della filosofia e della metafisica. Questa è musica medievale sacra, scritta da una mistica guaritrice: che la sua forza riesca a viaggiare attraverso spazio e tempo e farsi sentire oggi efficacemente presente? Questo è un ambito più strettamente spirituale, ma mi piace pensare che possa essere anche così. In fondo la musica ci attraversa trasversalmente e tocca tutte le nostre sfere. Con la sua bellezza ci innalza e fa sentire in noi l’eternità che il limite del corpo e dell’esserci qui ed ora spesso ci fa dimenticare.

Marzia Da Rold

Per informazioni: Marzia Da Rold – 331.4827177 – marzia@lotoarmonico.it